ALMANACCO BARBANERA

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Quello che sarebbe diventato il Lunario italiano per eccellenza, fu dato per la prima volta alle stampe a Foligno, nel 1761, nei locali della stamperia di Pompeo Campana. In verità Barbanera era già noto in città e in molti si rivolgevano a lui per averne insegnamenti e consigli. Ma solo quell’anno, il famoso personaggio decise di affidare alla carta stampata, al foglio unico di un lunario da parete, il frutto di anni di osservazioni e studi. Nacque in questo modo il Lunario Barbanera, ricco di informazioni, aperto da un discorso generale sull’anno e decorato da piacevoli xilografie.

Dal 1762 il più celebre almanacco d’Italia
Da allora il Lunario prese a raggiungere ogni anno i sempre più numerosi e affezionati lettori. E tale fu la sua notorietà che ben presto travalicò i confini della città. Venduto per fiere e mercati da cantastorie e venditori ambulanti, il Barbanera si acquistava a partire dal mese di settembre. Entrava così nelle case dove, appeso in cucina o nella stalla, si utilizzava quale indispensabile strumento per le attività quotidiane, ricco com’era di consigli per i lavori agricoli, le previsioni del tempo, i santi, le feste, e gli eventi che l’anno avrebbe riservato.
Fu in questo modo che Barbanera, solitaria figura di astronomo, divenne nell’Italia agricola tra ‘700 e ‘800 un’istituzione, una sorta di “vangelo” soprattutto tra i ceti rurali. Anche se poi, dato il forte legame con il tempo e la realtà, non mancò di affascinare illustri personaggi di epoche diverse, dal celebre architetto Giuseppe Piermarini, progettista del Teatro alla Scala di Milano, a Gabriele d’Annunzio, che così scrisse in una lettera inviata al parroco di Gardone: “… La gente comune pensa che al mio capezzale io abbia l’Odissea o l’Iliade, o la Bibbia, o Flacco, o Dante, o l’Alcyone di Gabriele D’Annunzio. Il libro del mio capezzale è quello ove s’aduna il ‘fiore dei Tempi e la saggezza delle Nazioni’: il Barbanera…”(27 febbraio 1934). Al Vittoriale, la casa di D’Annunzio sul lago di Garda, tra gli oggetti cari al poeta si conserva ancora oggi la collezione dei “Barbanera”, così come varie lettere in cui l’astronomo di Foligno viene spesso citato.